Un'unica infrastruttura di rete in fibra, che serva l'intero sistema Paese, e che si sviluppi con la partecipazione degli operatori di telecomunicazioni e delle istituzioni. Una rete aperta a tutti gli operatori che ne facciano richiesta, a condizioni eque e non discriminatorie. L'auspicio messo a fattor comune da Fastweb, Vodafone e Wind è chiaro e presuppone il concretizzarsi di numerose condizioni, che i tre operatori hanno tenuto ad evidenziare. Dalla stabilizzazione degli attuali prezzi per l'utilizzo della rete in rame di Telecom Italia e la conseguente inversione del trend di aumenti che si è registrato negli ultimi due anni, alla necessità di prevedere misure per agevolare la migrazione dal rame alla fibra di famiglie e imprese fino all'adozione di adeguati strumenti di controllo della replicabilità delle offerte da parte dell'operatore dominante. La convinzione economica di partenza è che il mercato italiano è in grado di ripagare una sola rete di nuova generazione, una condizione che rende necessaria la condivisione degli investimenti infrastrutturali da parte di chi in questo mercato ci opera per fare business. Fastweb, Vodafone e Wind si impegnano a partecipare economicamente al capitale della futura società e a migrare tutti i propri clienti sulla nuova rete. Lo stesso dovrebbero fare tutti gli altri, a cominciare dall'ex incumbent. Solo così, hanno detto in coro, gli amministratori delegati delle tre aziende, si potrà avere una vera concorrenza a beneficio dell'innovazione e degli utenti.

Gubitosi (Wind):
"Un progetto comune per tutto il Paese, che non è alternativo a qualcosa o a qualcuno ma a una situazione attuale. Che può volare da subito se ci sarà il contributo di tutti". Luigi Gubitosi, numero uno di Wind ha inquadrato così il progetto di Ngn condivisa sottoposto al governo, che ha come obiettivi la costruzione di una "rete moderna, di un'infrastruttura capace di assicurare efficienza e innovazione a imprese, famiglie e Pa. La rete Fibber to the home deve essere unica perché l'investimento è dispendioso. Deve essere inoltre aperta e ad elevate prestazioni". Gubitosi ha quindi ricordato alcuni aspetti, di natura regolatoria e finanziaria, alla base del nuovo progetto di banda larga: "non può essere aumentata la redditività della vecchia rete, non possono crescere i costi dell'ultimo miglio e di altri servizi in wholesale per gli operatori alternativi e vanno mantenuti prezzi medi nazionali senza differenziazione geografica. Occorre quindi garantire un meccanismo efficiente di migrazione dal rame alla fibra e molto importante sarà in generale il ruolo delle istituzioni. Il piano che abbiamo presentato ha già riscosso interesse ma serve un'azione proattiva del governo per creare la società della fibra e darle una governance adeguata". Alla domanda, scontata, " e se Telecom a questo tavolo non si dovesse sedere?" il numero uno di Wind non si è scomposto: Telecom potrebbe cambiare idea, perché il rischio finanziario verrebbe diluito. È vitale per tutti evitare la duplicazione degli investimenti. Se l'Agcom osteggiasse questo piano, se il governo non lo supportasse, sarebbe molto difficile portarlo avanti. Noi siamo pronti ma il business model può funzionare a certe condizioni, e cioè che tutti, operatori, autority, Telecom, privati, siano d'accordo sul cambiare lo status quo della banda larga e che la migrazione dal rame alla fibra sia totale ed estesa a tutti gli utenti. Noi siamo disponibili a investire e si può stimare che il valore da coprire per i singoli attori potrebbe non essere esorbitante".

Bertoluzzo (Vodafone)
La rete va modernizzata anticipando le future esigenze e rispondere in modo adeguato la domanda di banda e capacità da parte degli utenti. Quello espresso da Paolo Bertoluzzo, AD di Vodafone, è uno degli altri capisaldi su cui regge la proposta della nuova rete Ftth. Un altro, ancora più concreto, riguarda i costi di mantenimento della rete attuale, ormai obsoleta: costi che possono essere superiori a quelli per la creazione di una nuova Ngn. "Mantenere una linea in rame per i prossimi 10 anni – ha infatti spiegato Bertoluzzo - costerebbe 900 euro: un nuovo filo di fibra può costare 870 euro se tutti gli utenti passano alla fibra mentre in caso contrario, se solo la metà degli utenti completa la migrazione, si sale a 1.500 euro. E i costi di manutenzione della linea in fibra per i successivi 10 anni è inferiore ai 100 euro". Dati che hanno indotto il numero uno della compagnia di telefonia mobile e fissa che "la migrazione totale al Ftth assicura la prevedibilità dei ricavi per gli operatori". Già, ma con quale modello? La risposta è la seguente: "cooperazione per gli investimenti sull'infrastruttura passiva e competizione sui servizi. Tutti – ha detto Bertoluzzo – possono accedere alla rete in fibra alle stesse condizioni e tutti concorrono rispetto alle proprie logiche di offerta. Non ci possono essere posizioni dominanti, fermo restando il ruolo che tutti conosciamo di Telecom Italia. Chi paga la nuova rete? Banche, investor privati, Telecom, Cassa Depositi e Prestiti, noi operatori che promuoviamo il progetto. Ma non ci aspettiamo fondi pubblici a fondo perduto e ci aspettiamo che l'Antitrust fissi le regole giuste per consentire che questa nuova rete venga realizzata nell'interesse del sistema Paese".

Schloter (Fastweb)
Anche Carsten Schloter, infine, ha messo l'accento sul fatto che creare una rete in fibra ad alte prestazioni sia fondamentale per rispondere alla domanda di nuovi servizi e applicazioni, tanto in ambito consumer quanto in campo aziendale e pubblico. "L'investimento nella rete – ha detto l'Ad di FastWeb - è il primo necessario step da affrontare per l'intero ecosistema, la condizione necessaria per innovare. In tutta Europa si sta lavorando alla realizzazione di un'infrastruttura Fiber to the home perchè e questa si può costruire in diversi modi: l'importante, soprattutto per un Paese come l'Italia, è quello di investire su architetture standard, e lo standard che crediamo essere migliore è il point to point". Un'evoluzione architetturale importante che il numero uno di Fastweb ha illustrato in concreto. La fibra deve raggiungere direttamente le case, senza passare da una centralina intermedia e l'unbundling (la terminazione dell'ultimi miglio) dei doppini in fibra per i clienti che passano da un operatore all'altro si deve fare nell'apparato centrale. L'attuale modello di distribuzione degli accessi veloci, ritenuto tecnicamente limitato e operativamente complesso, va sostituito con un sistema aperto e molto scalabile. E che consenta agli utenti una migrazione semplice e indolore, sotto il profilo dei tempi, dei costi e della qualità del servizio. Oggi, come è noto, non è esattamente così.